jueves, 23 de mayo de 2013

TESTIMONIO desde la Misión de Sudán


suor Sandra Amado
Vivere la solidarietà è un atteggiamento e una risposta! Sono già cinque anni che sono stata inviata a lavorare in missione nel Sud Sudan. Sono una Missionaria Comboniana brasiliana e lavoro nel campo dell’educazione in questo Paese. Dall’inizio di quest’anno faccio parte del progetto “Solidarity with South Sudan”.
Il Sud Sudan è il più recente Paese ad essere riconosciuto nel nordest dell’Africa; prima apparteneva al Sudan. Il popolo del sud, però, non si sentiva bene sotto un governo musulmano. Lottarono durante vent’anni per ottenere la libertà. Quest’anno, il 9 luglio, hanno commemorato il primo anno di indipendenza con molti festeggiamenti e danze, ma le sfide sono grandi. Come anche in altri paesi, il petrolio esistente nel sottosuolo sembra più una maledizione che una benedizione! A soffrirne di più, per questo, è molto probabilmente l’area dell’educazione scolastica.
Il governo sta cercando di fare qualche cosa per migliorare il livello di istruzione della popolazione con programmi di addestramento per insegnanti, ma per il momento non si vedono risultati! È ancora la Chiesa che, vivendo in mezzo al popolo, cerca di aiutarlo a continuare come protagonista la sua storia di lotta per la libertà.
La Conferenza Episcopale del Paese ha chiesto allora, alle congregazioni religiose e missionarie, di collaborare nel campo sanitario preparando infermiere qualificate, e in quello dell’educazione preparando insegnanti per le scuole elementari. Per questo anch’io sto collaborando, con altre religiose e religiosi, nei programmi di preparazione di insegnanti del progetto “Solidarietà con il Sud Sudan”.

Lavoro nel progetto in una comunità formata da diversi religiosi e religiose, missionari e missionarie, laici e laiche, vivendo insieme. Siamo anche disponibili a spostarci nei vari centri disseminati nel Paese. Nella mia comunità di base, a Yambio, siamo in sei e ciascuno appartiene a paesi e a congregazioni diverse. L’obiettivo però è comune: abilitare gli insegnanti. Si tratta di una sfida, ma è anche gratificante!
Lavoriamo nelle scuole di Yambio e di Malakal, ma visitiamo anche piccoli centri che si trovano in una situazione precaria, dove la scuola è una capanna dal tetto di paglia. In questi luoghi la gente è avida di istruzione, e cammina più di due ore sotto un sole cocente pur di non perdere le lezioni! Sono donne e uomini forti, nonostante la povertà. Persone dignitose e capaci di ogni sforzo e sacrificio.
Per me, comboniana, vedo il nostro fondatore S. Daniele Comboni molto felice di questo progetto nel Sud Sudan, perché era questo che anche lui voleva! Persone qualificate e di buona volontà, provenienti da Paesi diversi, laici, missionari, religiosi lavorando insieme per la promozione degli africani.
Vorrei dire una parola ai giovani: tutto diventa grande, quando l’anima non è piccola!
Vale la pena, sì, rispondere senza paura all’impulso di fare qualcosa di più. Qualcosa che non sappiamo neppure da dove venga o che cosa sia. È la volontà di Dio che si manifesta in noi. È lo Spirito di Dio che parla al nostro cuore! Vieni, io ti chiamo! Va’, sono io che ti mando!
 

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